Nell’ultima settimana ho lanciato su Linkedin, portale dedicato al networking lavorativo mondiale, un breve sondaggio sul lavoro nel tempo della Pandemia.
Ecco i risultati e delle mie riflessioni.
Il 49% dei partecipanti ha espresso preferenza sulla maggiore attenzione all’equilibrio tra la vita privata e quella professionale. Il work life balance è l’aspetto positivo più evidente del cambiamento epocale che stiamo vivendo. Lo smart working ha permesso a molte persone di fermarsi e riappropriarsi di passioni, curare i legami trascurati inseguendo il sogno della carriera adeguandosi a ritmi sempre più incalzanti.
La seconda percentuale di voti più alta, pari al 25%, è stata espressa per i malesseri fisici da stress. Essi sono espressione di disagio lavorativo che diventa disagio personale e possono manifestarsi con battito cardiaco accelerato, digestione lenta e faticosa, disturbi del sonno, mal di testa, paure generalizzate, stanchezza, tensione muscolare, respiro difficile o fame d’aria, etc… Questi mettono a dura prova i propri limiti, confini che si sono compromessi non solo nella vita lavorativa.
Alcuni dei fattori che influenzano positivamente la salute psicologica nel contesto organizzativo sono autoefficacia, resilienza, autonomia, padronanza ambientale, crescita personale, relazioni positive con gli altri ed intelligenza emotiva. Tali elementi aumentano efficienza, produttività, soddisfazione, commitment e diminuiscono l’insorgere di patologie da stress lavoro-correlato come burnout, mobbing, disturbi psicosomatici, etc.
L’opzione ho scelto di cambiare lavoro con il 23% fa riflettere sulla capacità dell’uomo di perseguire i propri desideri, assumersi la responsabilità della propria vita per avvicinarsi alla propria autorealizzazione. Un vero e proprio atto di coraggio, legato al sentirsi artefici della propria vita prendendo l’iniziativa e non subendo le scelte altrui. L’evidenza che anche in un periodo di profonda crisi la resilienza interna ha portato qualcuno a muoversi verso nuove direzioni.
Nel sondaggio il 4% ha risposto che ha perso il lavoro, effetto della job insecurity e delle restrizioni che hanno modificato il mercato del lavoro. Questo dato va comunque contestualizzato con la tipologia del campione volontario al sondaggio appartenente a Linkedin, portale frequentato perlopiù da lavoratori che svolgono mansioni legate ai settori che hanno sofferto meno la crisi della pandemia.
A te la parola:
Come il tuo Datore di Lavoro ha sostenuto il benessere organizzativo?
Se sei un autonomo, come ti sei aiutato affinchè non venissi risucchiato da questo vortice?
Cosa ti è mancato? Cosa ti è servito da sostegno?